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Temat: po włosku

Tutaj link do tłumaczenia stron - widzę, że wcale niezle to wychodzi

http://translate.google.pl/translate_t#

uzywając tego linku mozna sobie przetłumaczyc na polski

http://www.cshg.it/Interventi/Interventi.htm

http://www.cshg.it/Interventi/DisagioMaltrattamento.htmSabina Gatti edytował(a) ten post dnia 15.11.08 o godzinie 18:51

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bardzo ładna strona! O czym ona jest, mamma mia?;-)

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Robert A.:
bardzo ładna strona! O czym ona jest, mamma mia?;-)

o tym o czym w naszej grupie, znalazłam ją wczoraj, niestety tylko dla tych którzy znają włoski -:)))

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Sabina Gatti:
Robert A.:
bardzo ładna strona! O czym ona jest, mamma mia?;-)

o tym o czym w naszej grupie, znalazłam ją wczoraj, niestety tylko dla tych którzy znają włoski -:)))

Ok, już udaję się na nauki:-)))..a będę wspierał sie łaciną (nie podwórkową):))

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Robert A.:
Sabina Gatti:
Robert A.:
bardzo ładna strona! O czym ona jest, mamma mia?;-)

o tym o czym w naszej grupie, znalazłam ją wczoraj, niestety tylko dla tych którzy znają włoski -:)))

Ok, już udaję się na nauki:-)))..a będę wspierał sie łaciną (nie podwórkową):))

czytając twoj profil wydaje mi się, że oprócz łaciny zahczyłeś też o włoski

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Sabina Gatti:
Robert A.:
Sabina Gatti:
Robert A.:
bardzo ładna strona! O czym ona jest, mamma mia?;-)

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czytając twoj profil wydaje mi się, że oprócz łaciny zahczyłeś też o włoski

Kurze, ja tego w tym profilu nie wyczytałem..:-)

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Robert A.:
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Robert A.:
bardzo ładna strona! O czym ona jest, mamma mia?;-)

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Ok, już udaję się na nauki:-)))..a będę wspierał sie łaciną (nie podwórkową):))

czytając twoj profil wydaje mi się, że oprócz łaciny zahczyłeś też o włoski

Kurze, ja tego w tym profilu nie wyczytałem..:-)

wydaje mi sie, że w programie nauczania w takich szkołach jak Chrześcijańska Akademia Teologiczna jest włoski oprócz łaciny ??
ale może sie myleSabina Gatti edytował(a) ten post dnia 15.11.08 o godzinie 11:11

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bardzo ładna strona! O czym ona jest, mamma mia?;-)

o tym o czym w naszej grupie, znalazłam ją wczoraj, niestety tylko dla tych którzy znają włoski -:)))

Ok, już udaję się na nauki:-)))..a będę wspierał sie łaciną (nie podwórkową):))

czytając twoj profil wydaje mi się, że oprócz łaciny zahczyłeś też o włoski

Kurze, ja tego w tym profilu nie wyczytałem..:-)

wydaje mi sie, że w programie nauczania w takich szkołach jak Chrześcijańska Akademia Teologiczna jest włoski oprócz łaciny ??
ale może sie myśle

Może i teraz jest, za moich czasów nie było, był za to hebrajski i grecki:-)

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http://calamityjane.splinder.com/post/21409356/Le+donn...

Avere figli non è certo un obbligo di legge: nessuno costringe nessun altro a mettere al mondo nuove creature. Ma una volta che la scelta è stata fatta - perché di scelta si tratta, e ormai sempre di più, sempre più oculata se non addirittura calcolata -, non si può far finta di niente. Certo, non si può trascorrere la vita consumate da dubbi e sensi di colpa per aver fatto troppo, o troppo poco, volendosi talmente poco bene da non riuscire a volerne agli altri, compresi i familiari. Ma neppure ci si può fermare alle soglie della sala parto, finalmente liberate dallo scomodo fardello, come se l'inquilino che ci ha occupate fino a un secondo prima non fosse più affar nostro. Natalità e maternità sono due cose ben diverse: si può promuovere con successo l'una, senza scalfire nemmeno di un graffio l'assenza totale dell'altra. I figli non vanno solo fatti: vanno accolti, allevati, educati, accompagnati. Certo, non è facile: ma siccome non ce l'ha ordinato il dottore, se di tanto non siamo capaci, meglio non averli, meglio forse persino - come afferma la Parsi - che ci vengano tolti.

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Nie ma przepisu prawnego, który obliguje do posiadania dzieci: nikt nikogo nie zmusza do wydawania na świat dzieci. Ale jak się raz podjęło decyzję - ponieważ jest to wybór, i to coraz częściej, zawsze ukryty jak nie poprostu kalkulowany- nie można potem udawać. Oczywiście, nie można żyć przez całe życie mając wątpliwości i wyrzuty sumienia, że zrobiło się za dużo lub zbyt mało, kochając siebie tak mało, że nie jest się w stanie kochać innych, łącznie z rodziną.................... ponieważ lekarz nam nie zalecał rodzenia dzieci więc jak nie potrafimy, to lepiej ich nie mieć .......Sabina Gatti edytował(a) ten post dnia 28.10.09 o godzinie 22:23

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http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repub...

Mamma e papà sui banchi Impariamo a fare i genitori
Repubblica — 08 giugno 2001 pagina 27 sezione: CRONACA

ROMA - La prima cosa che salta in mente è un pensiero cattivo, di quelli che suonano tipo: «A me, nessuno deve insegnare come fare il genitore! A me!». Che sottintende la confutabile convinzione che tutti "gli altri", au contraire, avrebbero bisogno, eccome, di qualcuno che gli dicesse come educare e comportarsi con i propri figli. Ecco, le scuole per genitori "quasi perfetti", si rivolgono non solo - certo - ma anche, e forse particolarmente, a questo genere qui di padri e di madri. A chi - come spiega Fausta Ciotti, psicologa del Cim di Perugia e "direttrice" dei corsi che dal 1998 si susseguono in Umbria - problemi in famiglia non ne ha o pensa di non averne. «A quei papà e quelle mamme "normali", con figli "normali", insieme ai quali si attraversano periodi di "normale" disagio, incomprensione, tensione, apprensione, ansia». Di scuole così, che insegnano agli adulti a non fuggire, a non disorientarsi, a non spaventarsi di fronte alle qualsiasi difficoltà quotidiane dei propri bambini, ce ne sono sempre di più. Ciascuna diversa dall' altra, con costi differenti e di differente durata, è vero; ma tutte con il medesimo obiettivo: tirar via dall' isolamento i genitori, aiutarli prima, e non dopo; perché il dopo può essere poi davvero molto buio e consegnarci ostaggi di inarginabili incubi notturni; il dopo è dopo, e non riguarda le scuole per "genitori provetti" che coniugano ogni loro attività sulla possibilità di un presente normale e di un futuro migliore; il dopo riguarda gli specialisti - il neuropsichiatra, lo psicologo, il terapeuta... - e un rapporto esclusivo ed ipotetico, dominato da un solo interrogativo: ho sbagliato? ho fallito? e quando? Modo indicativo. Tempo, passato. «Quelli che vengono da noi, non sono genitori in crisi, ma consapevoli delle difficoltà del proprio ruolo e soprattutto del fatto che non è vergognoso chiedere una mano a chi ha professionalità e competenza, visto che crescere dei figli è una grandissima responsabilità». Maria Rita Parsi, presidente del Movimento Bambino, i primi corsi per "genitori con la patente" li ha messi su nel 1992. Oggi ne ha all' attivo 108, una ventina l' anno (da Firenze a Torino, a Roma, Milano, Cosenza, Bari..): durata della scuola, 4 anni; dieci incontri nell' arco dei 12 mesi, ciascuno di dieci ore; partecipanti all' ultimo stage (a Vittorio Veneto): 400 persone. Prossimo obiettivo, l' Università della famiglia che partirà a gennaio del prossimo anno a Cosenza, con il sostegno della Provincia, del Comune e della Regione, nonché dell' istituto finanziario Carical e dell' Università di Arcavacata. Di taglio più "veloce" è la scuola per genitori quasi perfetti della psicologa Fausta Ciotti: un paio di mesi per un totale di sei incontri, ciascuno di tre ore. "Siete genitori sull' orlo di una crisi di nervi? Avete dubbi sulle vostra capacità educative? Iscrivetevi alla scuola serale per genitori...". E a scuola - proprio come suggerisce la locandina pubblicitaria - madri e padri, ci vanno davvero. Nel senso che i corsi si svolgono proprio in un edificio scolastico, proprio in classe, proprio nei banchi, con la maestra, il bidello, il suono della campanella, l' appello, i compiti a casa. Nonché il diploma finale (e simbolico) di genitore quasi perfetto, alla presenza dei figli. «Una metodologia - spiega Fausta Ciotti - giocosa e un po' ironica, sdrammatizzante: un modo per arrivare prima che i disagi si creino e si strutturino in quadri patologici. Perché oggi è più difficile essere adulti, adulti capaci di accompagnare la crescita dei figli; la famiglia è più isolata, ripiegata su se stessa, non esistono modelli condivisi e c' è grande disorientamento di idee, di valori, di stili educativi». Fatto è che giorno dopo giorno, si allunga la lista d' attesa per partecipare al prossimo corso in Umbria: quaranta persone per ciascun gruppo, suddiviso a seconda dell' età dei figli che va da 0 anni (sì, c' è anche chi vuole prepararsi all' evento) alla maggiore età. Come parlare ai figli; come abituarli a osservare le regole; saper proibire loro qualcosa; insegnargli a vivere il rapporto con il tempo libero, la tv, i soldi, la scuola, o con i cambiamenti del corpo, la sessualità, l' affettività, la trasgressione... Nelle scuole per genitori si parla di tutto, e si impara a guardare anche un poco dentro se stessi, «perché è una presunzione - dice Parsi - pensare che per essere un buon padre e una buona madre, basti amare i propri figli: e poi, chi non è stato amato da bambino, attraverso il figlio non amerà che se stesso, chiedendo a lui l' amore che non ha avuto nell' infanzia: un amore dannoso». Dell' importanza di questi corsi è convinta Donata Francescato: «Noi, psicologi di comunità, sono anni che "formiamo" i genitori. Un tempo, si imparava il mestiere di padre e madre all' interno delle stesse famiglie, famiglie numerose, dove c' erano fratelli e sorelle più piccoli, e zii e nonni. Prima c' era il villaggio. Prima c' era l' esperienza. Oggi non più. I genitori vivono una realtà di isolamento unica. Per questo la scuola va considerata un polo centrale nella vita della famiglia: gli adulti più sensibili lo hanno capito». E tornano diligentemente in classe. - MARIA STELLA CONTE

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http://www.sanpaolo.org/vita/0907vp/0907vp81.htm
Festival della comunicazione: Alba
Genitori e bambini
davanti ai nuovi media

di VALERIA PELLE


Per capire il mondo dei bambini Maria Rita Parsi in questa intervista ribadisce la necessità per i grandi di un’alfabetizzazione informatica.
Ma ciò che salva i piccoli dai pericoli è soprattutto l’affetto e l’amore...


Psicologa, psicoterapeuta e scrittrice, Maria Rita Parsi di Lodrone svolge da anni un’intensa attività didattica e di formazione. Nel 1990 ha pubblicato I quaderni delle bambine, che l’ha resa nota al grande pubblico. Da allora il suo impegno di denuncia e di tutela verso il mondo dell’infanzia, con particolare attenzione alla pedofilia, si è tradotto in molteplici titoli, convegni, iniziative, per arrivare, quale presidente della fondazione Movimento Bambino, alla Carta di Alba sui pericoli di Internet (presentata durante il Festival della comunicazione il 20 maggio) e all’elaborazione della Carta di Roma sul sistema scolastico.

Maria Rita Parsi (foto Marcato)

I cambiamenti degli ultimi anni hanno mutato i pericoli che corrono i bambini. Com’è cambiato, se lo è, il modo dei genitori di affrontarli?
«Il mio percorso personale, culturale e professionale mi ha permesso di focalizzare l’evoluzione dell’ambiente che continua a non essere a misura di bambino – come io dico: bambinocentrico – ma che crea nuovi pericoli e insidie. Gli orchi appostati all’uscita di scuola sono ormai solo un tassello di una società che è giunta a mercificare i piccoli. Certo, ciò avveniva anche nei secoli passati, quando sulle fragili spalle dei bambini gravava pure la sopravvivenza del nucleo familiare e lo sfruttamento del lavoro minorile era prassi usuale e neanche socialmente percepita come fenomeno negativo.

«Le battaglie di civiltà condotte fino all’istruzione obbligatoria e all’alfabetizzazione di massa hanno restituito l’infanzia alle nuove generazioni, garantendo loro un ruolo nell’agenda sociale dell’Italia come di altri Paesi più avanzati. Ora si avverte un fenomeno altrettanto preoccupante, che inquina una crescita equilibrata delle generazioni più piccine: è annidato nella rivoluzione tecnologica, che dà accesso indiscriminato al cyberspazio e che la curiosità e la padronanza dei nuovi strumenti mediatici propri dei bambini costella di pericoli.

«I genitori, di fronte ai loro piccoli "nativodigitali" patiscono un digital divide che lascia i piccoli alla mercè degli orchi tecnologici. Quelli che si pascono di pedopornografia e che tessono la loro malvagia rete nella Rete, catturando piccole, innocenti prede. I bambini sono in pericolo, ma sono tanti i genitori che – malgrado la buona volontà – non sono in grado di svolgere un’efficace azione di tutela. Perché non hanno la competenza informatica necessaria oppure perché, per un lavoro assorbente, dedicano poco tempo ai figli, all’irrinunciabile dialogo che genera un rapporto di fiducia e di trasmissione di informazioni.

«I media, tradizionali e new, che sono entrati nel novero delle agenzie educative, gomito a gomito con la famiglia e la scuola, hanno una responsabilità delicatissima. La Fondazione Movimento Bambino – creatura che ho pensato al servizio di una nuova società, più responsabile e attenta ai bambini – ha sviluppato in questi anni una serie di iniziative a sostegno dei genitori e di un loro agire consapevole: fra i tanti, cito i corsi "Genitori con la patente" e il "Telefono genitori", sostenuto da Telecom Italia».

Ragazzi della V elementare di Mussotto d’Alba alla mostra per gli 85 anni
de Il Giornalino (foto Marcato).

L’alfabetizzazione informatica di adulti educatori e bambini, auspicata dalla Carta di Alba, può diventare un progetto di crescita comune e un territorio condiviso di nuove esperienze, limitando i rischi di solitudine emotiva che tante volte si riscontrano in adolescenti web-dipendenti, incapaci di gestire rapporti nel mondo reale?
«L’alfabetizzazione informatica degli adulti, genitori ed educatori, di pari passo con quella dei bambini, è un obiettivo indispensabile per creare una rete di protezione dalla Rete. È emblematica la maniera diversificata in cui si declina il significato di questo termine: sta, infatti, a indicare l’avvolgente estensione delle interconnessioni virtuali possibili grazie a Internet; ma, nella precedente risposta ho usato quest’immagine per indicare la trappola tesa dai pedofili ai bambini, per loro morbosi oggetti di desiderio; e ora utilizzo un’ulteriore metafora per indicare, al contrario, la rete di protezione che può scaturire da una grande alleanza fra genitori, educatori e soggetti responsabili dei new media.

«Mi sembra importante questa plurisignificanza che ci offre la sintesi di un’azione comune contro i pericoli a cui sono sottoposti i nostri bambini. Impedire ai bambini e ai ragazzi l’accesso alla Rete non è assolutamente la chiave risolutiva del problema; significherebbe solo mortificarli e allontanarli all’uso domestico del computer. I bambini hanno diritto di conoscere il mondo e nelle diverse fasi della crescita devono avere la possibilità di farlo utilizzando le grandi potenzialità offerte da Internet. I giovani devono essere educati a un uso appropriato della Rete, che accresca e non limiti l’apprendimento, le abilità intellettive, le capacità di espressione.

«I genitori devono avere una corretta informazione sui mezzi necessari a garantire ai bambini una navigazione sicura. Cito alcuni programmi di protezione da inserire sul pc: Davide (nelle versioni free, gratuita, come filtro software, ed home quale filtro di rete); il Veliero, browser gratuito; Alice Magic Desktop, software compatibile solo coi sistemi Windows; Kiwe, per Windows, browser che provvede a un’estesa selezione di siti pre-approvati revisionati da educatori e genitori; Naomi che è in grado di monitorare costantemente la connessione a Internet, proteggendo i più piccoli dal materiale non adatto a loro: contenuti osceni o violenti; pornografia, pedofilia ed erotismo sotto forma di immagini o testi; siti che promuovono l’uso di droghe, gioco d’azzardo, terrorismo, incitazioni all’odio, occultismo, sette, blasfemia.

«Non perdiamo di vista, però, l’importanza del fattore umano: la solitudine emotiva dei piccoli web-dipendenti, i pericoli di plasmare una generazione hikikomori, creature-monadi capaci di dialogare solo attraverso i media e non grazie ai regolari rapporti interpersonali, sono il "nemico" da combattere. E l’unica arma efficace è l’amore».

I laboratori per i bambini sono stati attivati durante tutta la settimana (foto Marcato).

Ha attivato un Osservatorio nazionale, in collaborazione con la fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero, sui valori dei bambini. Può sintetizzarci i risultati?
«Gli operatori della Fondazione Movimento Bambino hanno intervistato un significativo campione fra gli 8 ed i 14 anni per indagarne bisogni, sogni, speranze, desideri, timori, valori. I bambini si sono aperti confidandosi e parlando del loro modo di vivere, delle loro emozioni, delle loro abitudini.

«Sono emerse tante cose, soffuse di poesia, perché i bambini sono poeti spontanei! L’89% ha testimoniato che il più grande desiderio è di una famiglia unita: mamma e papà insieme. È emozionante come si esprimono riguardo gli adulti di riferimento: mamma, papà, nonni, siano essi biologici, adottivi, affidatari. Danno valore non agli oggetti ma agli affetti. Il loro legame di attaccamento ai genitori, a fratelli e sorelle, ai parenti fino ad ampliarsi verso gli amichetti, viene visto da loro come priorità. Solo successivamente, nella loro scala di valori, vengono i giocattoli, gli alimenti appetitosi, il vestiario. E quando dicono famiglia, i bimbi hanno idee nette e precise: genitori uniti, nonni viventi, litigiosità a tasso zero. Uno dei desideri espressi più di sovente è quello di possedere la formula per conservare sempre i nonni in buona salute.

«Dalle loro risposte è emerso un decalogo che ritengo prezioso: 1) L’amore è il bene più prezioso; 2) Voglio essere accettato così come sono; 3) I litigi non devono coinvolgermi, perché ho paura delle guerre dei grandi; 4) Non voglio stare solo!; 5) Nella vita bisogna avere dei compagni di viaggio, possibilmente dei fratellini (o sorelline); 6) Non mi fate aspettare sempre i vostri tempi... mi annoio e mi sento trascurato; 7) Rispettate gli animali e la natura; 8) La pagella non è la cosa più importante; 9) Ricordate il diritto di frequentare i nonni; 10) Aiutatemi a trovare tempi e luoghi per giocare».

Tra i bisogni dei bambini c’è quello di frequentare i nonni. In che modo essi possono essere integrati nell’azione educativa?
«I nonni sono i migliori alleati dei nipotini: hanno spesso tempo disponibile, sempre più frequentemente una buona forma fisica, magari una predisposizione all’ascolto e tanto amore. Queste loro qualità li rendono ottimi alleati dell’azione educativa, con due punti fermi, una sorta di santa alleanza con i genitori: rispetto delle "regole" educative (quindi non nonni superpermissivi); no a una sostituzione dei genitori, che devono dedicare tempo e ascolto ai bambini in prima persona, senza autoassolversi per aver delegato questa loro fondamentale azione a nonni, zii, baby-sitter e tate».

Tra le priorità indicate dai bambini c’è che nella vita bisogna avere dei compagni di viaggio, possibilmente dei fratelli. Quali politiche dovrebbero essere attivate per aiutare a rispondere a questa richiesta?
«Esistono delle misure di welfare, alcune già introdotte da questo governo o dai precedenti, che vengono a sostegno delle famiglie e incentivano la natalità. Altre sicuramente saranno allo studio, per le famiglie monoreddito o a basso reddito. Certo, l’attuale congiuntura economica non è delle più facili, le ristrettezze sono all’ordine del giorno e ciò, malgrado la social card, non incentiva a fare bambini. La crescita zero (o sotto zero, dove potremmo precipitare) ammazza un Paese. Su questo inviterei il ministro Tremonti a riflettere».

Per tre anni, dal 2003 al 2006, ha fatto parte del "Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione Tv e minori", come sono cambiati i pericoli anche con la diffusione dei canali satellitari?
«Certo, l’ampliamento delle opzioni determinato dal pullulare di canali satellitari, porto franco rispetto al codice di autoregolamentazione, e l’avvento del digitale terrestre possono far lievitare le opportunità per i minori d’imbattersi in programmi fuorvianti. Anche qui occorre la vigilanza dei genitori, la consapevolezza che la Tv non è un parcheggio tranquillizzante; e poi il gioco, l’incontro con gli amici, sono realtà che influiscono positivamente su una evoluzione equilibrata».

Anche la scuola è a un punto critico. La recente riforma e l’ipotesi di "vendere" ai genitori quote delle scuole private a rischio di chiusura rispondono, secondo lei, ai reali interessi formativi dei bambini?
«La scuola è la seconda agenzia educativa, fondamentale nella formazione dei cittadini di domani, e non può essere considerata un’azienda. Una forte connotazione economicistica mi sembra un travisamento della sua missione culturale e formativa. Vi sono compiti che lo Stato non può né delegare, o abdicarvi, né monetizzare. Neanche con la partecipazione degli stessi genitori, che sicuramente per la maggior parte avrebbero cura di una conduzione corretta ed educativa. Ma non è il loro mestiere... Occorre che lo Stato faccia lo Stato, in nome del contratto sociale che regge ogni Nazione. Nell’interesse dei bambini, ma anche dell’intera comunità».

La Fondazione Movimento Bambino prevede l’apertura di nuovi poli in Italia e all’estero?
«Riteniamo che la nostra esperienza sia peculiare e "contagiosa" positivamente, quindi stiamo studiando una serie di opportunità e di ipotesi strategiche: in Italia, ad esempio, vorremmo creare, usando come modello di riferimento la sede di Cosenza, già operativa da 12 anni, una rete regionale di nostre rappresentanze, cominciando da Messina, per la Sicilia, e Aversa per la Campania. «Naturalmente vorremmo allargare il nostro raggio d’azione anche all’estero ed è allo studio la nascita di sedi a Parigi e a San Paolo del Brasile e nelle regioni del Sud America. Un’esperienza entusiasmante l’abbiamo vissuta a Natale, con i bambini di Santo Domingo. L’amore ci fa da carburante, la regione Calabria, la provincia di Cosenza, il comune di Milano, aziende e Fondazioni come Ferrero, Telecom, Giochi Preziosi ci sono accanto... Il sorriso dei bambini del mondo è il nostro».

Valeria Pelle


Il teorema dei 4 cantoni
Per poter leggere i segni dei cambiamenti sociali di questi ultimi anni che ci trovano completamente spiazzati specie di fronte ai giovani occorrono delle chiavi di lettura...

Anch’io ho le mie teorie. Non sono importanti e scientifiche come quelle di Galileo, ma hanno un loro dignitoso spessore. Una di queste si intitola: il teorema dei quattro cantoni. In sintesi vorrei dimostrare, deducendo da esperienze molto convissute, quali siano i profondi cambiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi trenta o quaranta anni della vita italiana. La chiave di lettura non è politica, sociologica, economica ma pedagogica. Annuncio i quattro cantoni.

1 La donna. Dalla seconda guerra mondiale in poi è passata da angelo del focolare a persona investita a 360° nella vita e nelle vicende quotidiane. Le donne nella civiltà contadina erano soprattutto madri, partorienti infaticabili ed esaurivano tutta la loro vita attorno alle faccende domestiche. Negli anni ’70 con le battaglie sui diritti e sulle pari opportunità la donna è passata dalle periferie sociali al centro, con tutte le conseguenze che comporta.

Al Festival della comunicazione di Alba don Antonio Mazzi incontra
alcuni giovani durante la serata del 19 maggio (foto Marcato).

2 La televisione. È entrato pesantemente dentro le nostre case un ospite inquietante che nel giro di pochi anni da ospite si è trasformato in padrone. Ne stiamo dicendo peste e corna. È stata forse una delle scoperte più interessanti del secolo scorso, ma non riusciamo a collocarla negli spazi giusti, nei tempi giusti e con il giusto peso. Urge una riflessione generale, non viscerale e tanto meno ideologica. Nei dintorni della televisione, nel frattempo, ha preso piede tutto quello che oggi chiamiamo informatica: dal telefonino a Internet, dal computer ai videogiochi. Arrivano segnali preoccupanti proprio dai computer. Renderebbero patologicamente dipendenti ragazzi, stregandoli e immergendoli full time nel mondo virtuale. Sarebbe molto più facile da vivere e molto meno impegnativo da affrontare. Vedi gli ultimi fenomeni denominati hikikomori.

3 L’adolescenza. È esploso da poco tempo questo fenomeno trasformando l’adolescenza dei nostri ragazzi da periodo breve ed elitario alla stagione più strategica. Se vogliamo fare un paragone di tipo naturalistico-ecologico: l’adolescenza è la primavera della vita. È entrata così a far parte delle nuove morfologie vitali la quinta stagione: infanzia, adolescenza, giovinezza, adultità e vecchiaia (cosiddetta terza età). Ripeto: è un fenomeno nuovo e ancora non sufficientemente esplorato. Noi educatori abbiamo sempre parlato di seconda nascita senza applicarne le straordinarie e positive conseguenze.

Oggi, facendoci del male, siamo più portati a discutere di branchi, bullismo, droghe, discoteche, pornografia, violenza, strafottenza invece che goderci i figli come torrenti in piena, aquiloni coloratissimi, puledri scatenati, alberi giganteschi alla ricerca del loro pezzo di cielo e del loro sentiero centenario.

4 La crisi dei padri. È un mio pallino sul quale vado ogni volta picchiando la testa. Purtroppo trova sempre più conferme nelle cronache e nelle storie dei nostri giorni. Dentro la crisi dei padri non voglio dimenticare la terribile fragilità nella quale sopravvive l’intera famiglia.

Se i padri fossero meno mammi, amanti, peter pan, babbi (non è un errore!), padri part-time, ma capissero che l’adolescenza è il loro tempo e che la seconda nascita dei figli deve trovare soprattutto loro come protagonisti, ci sarebbero meno problemi e più serenità nell’intero quadro politico, sociale e scolastico, ricreativo e religioso.

Ho usato un giochino dei miei tempi per farvi capire come sta cambiando il tessuto nel quale noi, senza accorgerci, collochiamo le vicende quotidiane. Se partiamo dai quattro cantoni per leggere quanto accade nella scuola, nella politica, nel tempo libero e nella famiglia abbiamo alcuni riferimenti in più non per spaventarci ma per progettare meglio il nostro domani.

Antonio Mazzi

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Gośka J.

Gośka J. Urząd
Wojewódzki/Wydział
Bezpieczeństwa i
Zarządzania Kr...

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Sabina Gatti:
Ma ciò che salva i piccoli dai pericoli è soprattutto l’affetto e l’amore...

E' vero.

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“Mi vergognerei di confessare agli indios che nel paese da cui provengo le donne non si sentono in grado di allevare i figli se non leggono le istruzioni scritte da qualche personalità”. (J. Liedloff)
Anche se, adottando certi metodi, i nostri figli, forse, mangerebbero "meglio" o dormirebbero di più, ci ubbidirebbero senza lamentarsi o starebbero un po' più zitti..., noi non li possiamo usare. E non necessariamente perché questi metodi siano inutili o controproducenti, né perché causino "traumi psicologici". Alcuni dei metodi sono efficaci, e forse qualcuno sarà anche innocuo. MA CI SONO COSE CHE, SEMPLICEMENTE, NON SI FANNO" (C. Gonzales)

"Guardiamo i nostri figli e ci domandiamo quale giorno, quale frase, quale avventura, rimarrà registrata nella loro memoria per sempre, quali dolori rimarranno inchiodati alla loro anima e quale allegria conserveranno come un tesoro..." (C. Gonzales)

"Il bambino non piange per manipolare l'adulto, ma perché è triste!" (C. Gonzales)

"Le necessità affettive dei bambini NON sono diverse dalle necessità affettive di mamma e papà". (C. Gonzales)

"I giorni più felici di tuo figlio stanno per arrivare. Dipende da te." (C. Gonzales)

"La qualità del vincolo affettivo con la madre predice la qualità dei vincoli affettivi con le altre persone". (C. Gonzales, parafrasando Bowlby)

"Solo nel XX secolo siamo arrivati a credere che perché un bambino possa socializzare sia necessario metterlo fuori dalla società, nell'asilo nido!" (C. Gonzales)

"Si tratta solo di aver fiducia nei bambini, di riconoscere che i bambini avranno meno esperienza di noi e sono più piccoli di noi, ma meritano di essere trattati con dignità e rispetto quanto gli adulti" (Jan Hunt)

"Dai neonati ai centenari tutti gli esseri umani si comportano come sono trattati." Jan Hunt

"Il miglior modo per avere figli buoni è renderli felici". (Oscar Wilde)

"Soltanto un arresto di sviluppo può rovinare la vita. Se volete rendere deforme la natura umana, cercate di riformarla" (Oscar Wilde)

"Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potete contenere". (Kahlil Gibran)

"La famiglia è l’associazione istituita dalla natura per provvedere alle necessità dell’uomo". (Aristotele)

"Utilizzando un modo di comunicare fondato sulla chiarezza e sull'onestà, è possibile creare relazioni familiari basate sul rispetto e sull'arricchimento reciproco." (M.B.Rosenberg)

"Nessun educatore ha il diritto di curare l'abitudine di un bambino di fare chiasso con il tamburo. Le uniche cure ammissibili sono quelle che tendono a guarire l'infelicità." (A.S. Neill)

"Non si può essere dalla parte dei bambini, e contemporaneamente punirli e spaventarli." (A.S. Neill)

"Se un bambino è libero e sicuro di sé non sarà, di solito, antipatico. Non troverà nessun divertimento nel cercare di far perdere la pazienza a un adulto". (A.S. Neill)

"In realtà ogni bambino ha una certa dose di aggressività che gli serve nella lotta per la vita. L'esagerato spirito di aggressività mostrato dai bambini non liberi è un modo di reagire all'odio che viene usato nei loro confronti". (A.S. Neill)

"Sii tu il cambiamento che desideri nel mondo" (Gandhi)

"Nella prima infanzia, noi dobbiamo lottare contro lo stress distruggendo i neuroni che avrebbero potuto conservare il ricordo dei maltrattamenti. Una volta diventati adulti, ci manca il ricordo cosciente di ciò che è successo, e, se il ricordo continua ad agire nel nostro corpo producendo sintomi psicosomatici, possiamo negare il loro legame con la nostra storia reale." (A. Miller)

"La vera autorità non ha bisogno delle botte o degli schiaffi per mostrarsi forte e per aiutare il bambino. E’ il contrario. Si danno botte e schiaffi se ci si sente deboli e impotenti. In questo caso, non si mostra al bambino l’autorità, ma il potere e l’ignoranza." (A. Miller)

"Lei pensa apparentemente che solo una minoranza di bambini siano colpiti dal maltrattamento. Se fosse questo il caso, non potrebbe essere un fattore importante nello sviluppo della violenza. Si tratta qui della definizione della nozione di maltrattamento. Quando i sondaggi rivelano che il 90% delle persone dicono che picchiano i loro bambini per delle ragioni educative, ciò non significa dire, per me, che il maltrattamento riguarda solo una minoranza." (A. Miller)

"Picchiare degli adulti, è tortura, picchiare dei bambini, è educazione. Forse che questo non basta a mettere chiaramente e nettamente in evidenza una anomalia che perturba il cervello della maggior parte delle persone, una “lesione”, un buco enorme al posto di dove si dovrebbe trovare l’empatia, in particolare VERSO I BAMBINI?" (A. Miller)

"Un bambino che riceve dei maltrattamenti vive nalla paura, che cresce nella paura permanente del colpo che verrà. [...] Il bambino perde fiducia nei suoi genitori che dovrebbero, come accade presso tutti i mammiferi, proteggerlo dalle aggressioni esterne, e in nessun caso aggredirlo. Ma privato della fiducia nei suoi genitori, il bambino si sente molto insicuro e isolato, perché tutta la società è dalla parte dei genitori e non dalla parte dei bambini." (A. Miller)

"Il bambino picchiato dai suoi genitori ha imparato da loro a reagire con la violenza, è per così dire incontestabile, e qualsiasi membro del personale di un asilo potrà confermarlo se solo permettesse a sé stesso di vedere ciò che ha sotto agli occhi: il bambino che riceve delle botte a casa, qui picchia i più deboli come in famiglia. Riceve una punizione quando picchia suo fratello più piccolo, e non capisce niente di come va il mondo. Non è quello che ha imparato dai suoi genitori? E’ così che nasce così presto uno smarrimento che si manifesta sotto forma di una “perturbazione”, e si porta il bambino in terapia. Ma nessuno si è arrischiato ad attaccarsi alle radici di questo male, eppure sarebbe così evidente." (A. Miller)

"Certi si burleranno senza dubbio di questa idea, e diranno che il terapeuta è ingenuo e non sa a che punto i bambini sono subdoli e cercano certamente di sfruttare la gentilezza dei genitori. Non bisogna stupirsi di tali reazioni, poiché la maggior parte dei genitori vedono nei loro figli i loro stessi genitori, e hanno paura di riconoscere una sbaglio quando un tempo venivano minacciati di gravi punizioni per ogni errore. Si aggrappano alla maschera della loro perfezione ed è altamente improbabile che siano capaci di correggersi." (A. Miller)

"Non c'è ragione per cui non si possa dire ai bambini di no nello stesso modo gentile che usiamo quando si dice di sì". (John Holt)

"Il pianto di un bambino è davvero tanto serio quanto sembra" (Jane Liedloff)

"I nostri figli ci offrono l'opportunità di diventare quel tipo di genitori che avremmo sempre sognato avere". (Louise Hart)

"Il bambino nasce competente e dispone già di nozioni, valori e criteri di valutazione che orientano concretamente la sua esperienza. Comunemente, invece, ci si comporta con lui come se fosse una specie di tabula rasa su cui i genitori devono imprimere le conoscenze necessarie per un regolare sviluppo umano e sociale." (J. Juul)

"Intorno ai due anni, i bambini cominciano gradualmente a liberarsi della loro totale dipendenza dai genitori. Vogliono sentirsi liberi di pensare, sentire e agire per conto loro. (...) E come reagisce la maggioranza dei genitori? (...) quando i bambini diventano indipendenti, alcuni genitori reagiscono con un comportamento di sfida". (J. Juul)

"Quello che abbiamo insegnato ai nostri figli per anni è il rispetto del potere, dell'autorità e della violenza, non il rispetto per gli altri esseri umani". (J. Juul)

"Fin dalla nascita i bambini sono persone complete, cioè sono sociali, collaborativi e pronti a comunicare. Queste qualità non sono frutto dell'apprendimento, bensì sono innate". (J. Juul)

"Solo un sistema oppressivo potrebbe considerare come un problema quella che è la naturale, progressiva evoluzione della sua personalità innata e autodeterminata". (J. Juul)

"Definire un bambino "ribelle" è solo uno stratagemma di chi detiene il potere per poterlo mantenere subordinato a sè". (J. Juul)

"Quando un genitore dice: "Qui chi decide sono io!" il figlio capisce di non avere libertà personale". (J. Juul)

"I figli smettono di collaborare perchè l'hanno fatto troppo e per troppo tempo, oppure perchè la loro integrità è stata ferita. Mai perchè non sono collaborativi". (J. Juul)

"I bambini ci inviano dei segnali molto chiari, che noi dobbiamo considerare seriamente, anche se questo è in contrasto con il modo in cui siamo stati educati o che altri usano per educare i loro figli". (J. Juul)

"La violenza fisica è un insulto all'integrità di chiunque, bambini compresi". (J. Juul)

"Nel conflitto fra integrità e collaborazione, normalmente i bambini scelgono la collaborazione, trascurando sè stessi, tanto più se soggetti a una pur lieve pressione da parte dei genitori". (J. Juul)

"Quando un bambino si comporta in modo distruttivo o asociale, in genere lo fa perchè sta imitando, o collaborando, con uno o più adulti". (J. Juul)

"L'espressione dell'amore è un fattore decisivo per lo sviluppo dell'autostima". (J. Juul)

"Concentrandoci sulla lode o sulla critica si producono personalità dipendenti, controllate dall'esterno. I bambini educati con questo metodo hanno poca autostima e mancano di capacità di valutare sè stessi".(J. Juul)

"L'autostima dei bambini si fonda sul grado in cui loro recepiscono di essere un valore per la nostra vita". (J. Juul)

"La violenza sui figli ha esattamente le stesse conseguenze di quella esercitata sugli adulti: a breve termine crea ansietà, sfiducia e senso di colpa; poi calo di autostima, rabbia e violenza a sua volta". (J. Juul)

"In caso di violenza i responsabili sono sempre gli adulti: non soltanto quando sono loro ad esercitarla, ma anche nel caso opposto, cioè quando i bambini sono violenti nei confronti di genitori, fratelli o sorelle, amici o estranei". (J. Juul)

"Esigiamo rispetto per i suoi occhi limpidi, le tempie lisce, gli sforzi tutti nuovi, il suo candore. Perché i nostri sguardi spenti, le fronti corrugate, i capelli bianchi e i peli ruvidi, o le nostre schiene piegate dalla rassegnazione, dovrebbero essere più venerabili? (...) I prìncipi del cuore sono proprio i bambini, questi poeti e pensatori. Rispetto, se non umiltà, per la bianca, la candida, l'immacolata, la santa infanzia". (Janusz Koczak, Il diritto del bambino al rispetto, 1929)

"Dite: é faticoso frequentare bambini. Avete ragione. Poi aggiungete: bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non é questo che più stanca. É piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all'altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. PER NON FERIRLI". (J. Korczack)

"Il bambino ha diritto al rispetto per i misteri e le esitazioni del duro lavoro della crescita". (J. Korczack)

"Se qualcuno ha combinato qualcosa di male, la cosa migliore è perdonarlo. Se l’ha fatto perché non sapeva, adesso sa. Se l’ha fatto involontariamente, nel futuro sarà più prudente. Se l’ha fatto perché fa fatica ad abituarsi, cercherà di essere più bravo. Se l’ha fatto perché qualcuno l’ha indotto, in futuro non seguirà più quei consigli. Se qualcuno ha fatto qualcosa di male, la cosa migliore è perdonarlo". (J.Korczak)

“Mi vergognerei di confessare agli indios che nel paese da cui provengo le donne non si sentono in grado di allevare i figli se non leggono le istruzioni scritte da qualche personalità”. (J. Liedloff)

"Lo sviluppo del bambino ha le sue leggi e se vogliamo aiutarlo a crescere dobbiamo seguirlo, e non imporci a lui." (M. Montessori)

"Se v'è per l'umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l'uomo. (da Educazione per un mondo nuovo)" (M. Montessori)

"Spesso in nome dell'amore i genitori causano profonde ferite e dolore ai figli, come quando li picchiano per punirli dicendo cose come: "Questo è per il tuo bene", "Questo ferisce più me che te", o "Lo faccio solo perchè ti amo". Molte volte, come ha dimostrato la psichiatra Alice Miller, usano le stesse parole che si sentivano dire da bambini quando, a loro volta, venivano picchiati dai genitori". (Myla e Jon Kabat-Zinn)

"Un approccio automatico e superficiale dell'essere genitore causa ferite profonde e spesso durature ai figli e al loro percorso di sviluppo anche se non sfocia nella violenza aperta. Essere genitori inconsapevoli arresta anche la nostra potenziale crescita di persone. Da questa inconsapevolezza, troppo spesso, derivano tristezza, occasioni perdute, dolore, risentimento, sensi di colpa, visioni ristrette e svalutanti di sè e del mondo e, in ultima analisi, isolamento e alienazione ad ogni livello". (Myla e Jon Kabat-Zinn)

"Essere genitore è un compito particolarmente intenso e impegnativo, anche perchè i nostri figli possono chiederci cose che nessun altro chiederebbe, e in modi che nessun altro userebbe. Ci vedono da vicino come nessun altro fa e tengono davanti a noi degli specchi in cui rifletterci. Così facendo, ci offrono ripetute possibilità di vedere noi stessi sotto una luce diversa e di lavorare consapevolmente chiedendoci che cosa possiamo imparare dalle situazioni che si presentano con loro". (Myla e Jon Kabat-Zinn)

Gesù, figura adorata da tutte le chiese cristiane, è stato allevato da genitori che lo consideravano come il figlio di Dio. Si può supporre che non lo abbiano mai picchiato, che gli abbiano mostrato il più gran rispetto ed il più grande amore. Conosciamo i risultati di questa educazione fondata sull'amore, la tolleranza ed il rispetto: qualcuno che ha trasmesso a sua volta quello che aveva ricevuto, la compassione, la tolleranza, l'amore, il rispetto. (A. Miller)

Se esiste un uomo non violento, perche’ non puo’ esistere una famiglia non violenta? E perche’ non un villaggio? una citta’, un paese, un mondo non violento? (Gandhi)

Apprendere che nella battaglia della vita si può facilmente vincere l’odio con l’amore, la menzogna con la verità, la violenza con l’abnegazione dovrebbe essere un elemento fondamentale nell’educazione di un bambino. (Gandhi)

La legge dell’amore si comprende e si apprende meglio tramite i bambini. (Gandhi)

Il principio di una educazione senza violenza si riassume in tre parole: rispettare il bambino. La messa in pratica di tale rispetto è anch’essa molto semplice da definire: trattare il bambino come vorremmo che lui trattasse noi. (O. Maurel)

Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati e tua madre diventerà una pianta che ti coprirà con le sue foglie.
Fa' delle tue mani due bianche colombe che portino la pace ovunque e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere guardati nell'acqua del sentimento.
(A. Merini)

"...dormire e' un po' come mangiare, non si puo' mai forzare." (Una mamma)

"Ci sono solo due cose che devi fare con un neonato: prenderlo in braccio quando piange e allattarlo quando apre la bocca!" (Un pediatra ad una neo-mamma)

"Guardati come ti vede tuo figlio: sole dei suoi giorni, faro delle sue notti... " (Una mamma)

"Questa sera mi sono commossa. Guardando i miei bambini fare una zuppetta di grissini in un bicchiere, da cui il più piccolo estraeva ogni tanto un pezzettino per succhiarlo un po'. Perchè io non ho mai fatto una zuppetta di grissini. E nei momenti bui penso che è per questo che percorro questo cammino, lungo e faticoso: perchè i miei bambini possano fare un sacco di sciocchezze in tutta serenità, e non di debbano chiedere, ad ogni azione, se e quando verranno picchiati." (Una mamma)

"un bambino di 2 anni, anche se parla bene non è capace di intendere discorsi complicati...non nel modo che intendiamo noi, almeno. Loro sono ancora molto "senzienti" cioè, intuiscono le nostre emozioni in sottofondo e reagiscono a quello, non alle nostre parole..." (Una mamma)

"I capricci sono etichette sociali che si danno ai bisogni e noi pensiamo che sia importante rispondere a questi ultimi non usando sistemi di condizionamento (ricompense o punizioni), ma mettendoci in ascolto dell'emozione" (Un papà)

“Ma non dovremmo lasciarli andare?”, chiedono molti genitori, “i figli non dovrebbero essere autonomi e indipendenti?”. Certamente! Ma solo dopo aver portato a termine il nostro lavoro di genitori e solo affinchè possano essere realmente sé stessi! " (Neufeld, Matè)

"Per avere cura dei nostri figli, dobbiamo reclamarli a noi e assumerci il compito di provvedere ai loro bisogni di attaccamento". (Neufeld, Matè)

"Il bambino piccolo cerca ardentemente di essere benvoluto e di suscitare approvazione, ed è sensibilissimo agli sguardi di biasimo e di disapprovazione: vive per l’espressione sorridente nel volto di coloro a cui è legato. I bambini orientati ai coetanei fanno la stessa cosa, ma il volto che vogliono illuminare è quello dei loro coetanei". (Neufeld, Matè)

"Ciò che è innaturale non è il contatto con i coetanei, bensì il fatto che questi siano dovuti diventare coloro che esercitano l’ascendente dominante sulla crescita e lo sviluppo dei bambini stessi". (Neufeld, Matè)

"Esiste un tipo indispensabile di relazione, molto speciale, senza la quale non si possono fondare solide basi per la cura e l’accudimento dei figli. Gli esperti dell’età evolutiva la chiamano relazione di attaccamento. Affinché un bambino sia ricettivo verso le cure prodigate da un genitore o un adulto, deve avere sviluppato un vivo attaccamento nei confronti di quest’ultimo, desiderandone il contatto e la vicinanza. All’inizio della vita, questa ricerca di contatto e di intimità è soprattutto fisica – il bambino si aggrappa letteralmente al genitore e ha bisogno di essere tenuto fisicamente. Se tutto si svolge come previsto, l’attaccamento evolverà in una vicinanza emotiva e, infine, in un senso di intimità psichica. " (Neufeld, Matè)

"Il segreto dell’essere genitori non risiede tanto in ciò che un genitore fa, quanto in ciò che un genitore è per il proprio figlio." (Neufeld, Matè)

"Un Testimone soccorrevole è per me una persona che sta accanto (sia pure episodicamente) a un bambino maltrattato e gli offre un appoggio, un contrappeso alla crudeltà che caratterizza la sua vita quotidiana. Questo ruolo può essere svolto da qualunque persona del suo ambiente: un insegnante, una vicina, un collaboratore domestico o anche la nonna. Molto spesso si tratta di un fratello o di una sorella. Questo testimone è una persona che offre un po' di simpatia o d'amore al bambino picchiato o abbandonato. Non cerca di manipolarlo a scopi educativi, ha fiducia in lui e gli trasmette il sentimento di non essere "cattivo" e di meritare affetto e gentilezza. Grazie a questo testimone, che non necessariamente dev'essere consapevole del suo ruolo decisivo e salvifico, il bambino apprende che al mondo esiste qualcosa come l'amore. In circostanze favorevoli, il bambino svilupperà fiducia nel suo prossimo e potrà custodire in sé amore, bontà e altri valori della vita." (Alice Miller)

http://nontogliermiilsorriso.org/drupal/pillole

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