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Temat: Michael Jackson
Grande successo e tanto dolore - si parla sempre di successi e poco o quasi mai del dolore, della tragedia di queste persone - perche'?http://www.youtube.com/watch?v=I0dqf5-fF0U
Tradotto da: Derek Vernon Smith
“Il fascino della fama è talmente irresistibile che diventa affascinante qualsiasi cosa vi si associ, persino la morte…”
Blaise Pascal
La vita di Michael Jackson è stata un trionfo da molti punti di vista… le sue performance, il suo grande talento di musicista e ballerino, la sua bravura ed intensità come cantante… ma, a mio parere, il suo declino fino alla morte ci offrono una lezione preziosa.
Come sappiamo da parecchie testimonianze, Michael Jackson ha avuto una infanzia molto sofferta. Picchiato dal padre… la sorella abusata sessualmente da un parente… una famiglia, insomma, che praticava violenze inaudite sui figli.
Quindi, possiamo leggere la vita di Michael Jackson – e questo potrebbe essere di aiuto a molte persone – come espressione del disperato desiderio di diventare una persona degna di amore attraverso strumenti di valorizzazione esterna. Una meta che cercava di raggiungere attraverso la bellezza, la sua agilità veramente impressionante, la sua voce straordinaria, le sue doti di cantante ed autore di altissimo livello, e di batterista di talento. Ma forse possiamo pensare che tutto ciò fosse solo il tentativo di riempire un vuoto.
E che tutte le persone che sono state vittime di abusi nell’infanzia – e ce ne sono davvero troppe – hanno lo stesso vuoto interiore, questo stesso passato di “non amore”, di sentirsi deprivati ed attaccati. E quanti pensano “mi ameranno di più, sarò più desiderato se sono solo un po’ più attraente, più magro, se riesco cantare meglio, a ballare meglio, se mi vesto più alla moda, se aumento il seno, sviluppo i muscoli, se ho il ventre piatto … se riesco dimostrare maggior talento, guadagnare più denaro, comprare più roba… allora sarò apprezzato e piacerò alla gente”..
Ma io credo – e non sono certamente il primo a suggerirlo – che in realtà non esistono soluzioni “esteriori” al problema dell’insicurezza, della mancanza di autostima, della sensazione di non essere amato. In nessuna misura talento, abilità, fascino, attrattiva sessuale o magrezza riusciranno mai a colmare questo vuoto interiore. Quando si cresce avendo avuto un’infanzia difficile, il vuoto aumenta quanto più evitiamo di affrontarne la vera causa – e cioè se non riusciamo ad affrontare i demoni, a sconfiggerli, ad acquisire chiarezza morale, ad accettare compassione e andare oltre, riconoscendo che non possiamo cambiare il fatto di non avere avuto un’infanzia felice. Saremo semplicemente noi stessi, persone che hanno avuto un’infanzia triste..
Questo non significa che siamo spezzati né condannati, soltanto non saremo adulti che da bambini sono stati amati. Se ci viene l’infarto, possiamo persino diventare più sani rispetto a prima, se ci nutriamo in modo corretto e facciamo esercizio fisico e via discorrendo. Ma non saremo mai persone che non hanno avuto un infarto – questa esperienza fa parte del nostro vissuto.
Ma questa convinzione, questo desiderio, o fantasia, che se siamo carismatici o divertente, bravi, dotati, ricchi, magri o belli, allora la gente ci amerà, ci apprezzerà, che i vuoti del passato la storia possono essere colmati con i colori e le luci del presente, questa è un terribile lezione di morale che per qualche motivo vediamo ripetuta, ripetuta, ripetuta, e ripetuta in eterno.
Perché rifiutiamo di imparare questa semplice lezione. Che essere amati non c’entra con l’essere belli (tutti invecchiamo e diventiamo brutti). Essere amati non c’entra con il talento, perché la vita non si svolge sul palcoscenico, essere amati non c’entra con l’essere magri, perché si tratta soltanto di pelle ed ossa.
Essere amati non c’entra con l’essere ricchi, perché la ricchezza è semplicemente il potere di comprare e nulla ha a che fare con la virtù, la nobiltà d’animo, l’essere vulnerabili, sensibili, compassionevoli, coraggiosi, e forti quando ce ne ’è bisogno.
E quando una persona ha il talento di Michael Jackson, e diventa così un’ allettante fonte di guadagno, finisce con l’attirare persone che non la amano per ciò che è realmente, al di sotto della zuccherosa glassa di talento: sfruttatori che se ne servono per fare carriera, per arricchirsi, fans folli e mitomani, persone vendicative e crudeli. Non certamente qualcuno che veramente vede chi sei e ti rispetta andando al di là delle abbaglianti luci della persona pubblica.
Questi individui ti manipoleranno, ti narcotizzeranno e ti controlleranno. Ed è stato certamente questo il tristissimo ricreazione dell’ infanzia di Michael Jackson.
La fantasia che sembra aver affascinato Michael Jackson era del tipo “Se divento sufficientemente bravo, bello, magro e carismatico, allora conquisterò l’amore”; e la successione di matrimoni falliti non depone certo a favore della validità di questa idea.
Il miraggio di diventare come un dio per conquistarsi l’amore dei mortali riappare costantemente, come nel nome dato al parco giochi per bambini che Michael ha ricreato per viverci. Questo piccolo circo che ha creato al suo ranch, dove avrebbe potuto fare i giri di giostra che non gli erano permessi da bambino, e giocare con le scimmie e i lama che non ha mai potuto vedere da bambino. E proprio il nome dato al suo ranch è la proiezione esatta di quanto questa idea sia un miraggio: Neverland o “l’isola che non c’è”, da Peter Pan.
Cercare di impossessarsi, da adulti, dei giochi e dei regali che ci sono stati negati nell’infanzia è una strategia che non funziona proprio perché è un tentativo per sfuggire al dolore che il nostro passato di infelicità ancora ci procura . Questa è la ragione per la quale costantemente cerco di convincere gli adulti che durante l’infanzia hanno subito questo genere di abusi, a non nascondersi dietro a surrogati (ornamenti o abilità, denaro e bellezza), ma ad entrare in terapia, per parlare con qualcuno del loro dolore e per ottenere l’aiuto indispensabile a farli diventari adulti più consapevoli e più forti.
La mia speranza è che osservando la tragedia di chi ha cercato di vivere la propria vita rimuovendo il dolore dell’infanzia capiamo che questa strategia non può funzionare. E osservando l’ interminabile sequela, dei ritratti di coloro che hanno cercato di sostituire talento, bellezza e denaro al posto dell’ amore, facciamo in modo di non aggiungere anche il nostro a quella triste parete.
Soffro di solitudine persino quando sono a casa. A volte siedo nella mia camera e piango. E’ così difficile far amicizia… a volte vado in giro per il vicinato, di notte, nella speranza di trovare qualcuno con cui parlare. Ma alla fine ritorno a casa…”
Michael Jackson
Freddie Mercury era solito a dire che la sua promiscuità rappresentava un tentativo di alleviare il suo senso di solitudine…
“La sensazione di solitudine è immensa quando ti accorgi che non conosci neppure te stesso…”
Red Hot Chili PeppersSabina Gatti edytował(a) ten post dnia 06.01.10 o godzinie 10:53